I diritti dei Consiglieri comunali per l’esercizio del mandato sono stabiliti dal TUOEL, approvato con decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in particolare, dagli articoli 43 e 44. Lo Statuto ed il regolamento del consiglio comunale definiscono compiutamente ruolo e modalità di esercizio delle funzioni dei consiglieri.
Per quel che ci occupa in questa rassegna, ai Consiglieri comunali è riconosciuto il diritto di presentare interrogazioni, interpellanze, mozioni e altri atti di sindacato ispettivo, ma nella prassi e nei regolamenti comunali sono previsti altri strumenti, tra i quali spiccano gli ordini del giorno intesi come facoltà concessa ai Consiglieri di presentare al Presidente, in apertura di seduta, appunto i cosiddetti “Ordini del Giorno” consistenti in un documento scritto di contenuto politico-amministrativo con il quale il Consiglio Comunale esprime il proprio orientamento, sentimento o formula proposte e richieste in ordine a vicende di rilevante interesse pubblico o a fatti avveratosi, temuti o sperati.
Strumenti tipici attraverso i quali i Consiglieri possono seguire e controllare l’attività del Comune o esercitare i loro poteri ispettivi su temi particolari che interessano la vita politica, sociale, economica e culturale della comunità.
Approfondimenti
La dottrina definisce le “mozioni” come atti approvati dal Consiglio per esercitare un’azione di indirizzo, esprimere posizioni e giudizi su determinate questioni, organizzare la propria attività, disciplinare procedure e stabilire adempimenti dell’amministrazione nei confronti del Consiglio.
La mozione può anche consistere in un giudizio sull’azione dell’Amministrazione: sono presentate per iscritto e devono contenere l’esatta delimitazione dell’argomento e le linee essenziali delle proposte.
Comunque la si definisca, la mozione consiste in una concreta proposta scritta di risoluzione, sottoposta alla decisione del Consiglio comunale, inerente a materie di sua competenza stabilite dalla legge e dallo Statuto, riferita all’esercizio delle funzioni di indirizzo e controllo politico-amministrativo, alla promozione di iniziative e di interventi da parte del Consiglio o del Sindaco nell’ambito dell’attività del Comune e degli enti ed organismi allo stesso appartenenti od ai quali esso partecipa.
In sintesi, le mozioni possono consistere:
- in un giudizio di merito sulla condotta o azione che il Consigliere vuole promuovere sull’operato del Sindaco o della Giunta; tale attribuzione può concretarsi in una proposta di deliberazione oppure in una proposta di voto su di un argomento. Può derivare da un’interpellanza la cui risposta non è stata ritenuta soddisfacente;
- nell’esercizio di un’azione di indirizzo politico-amministrativo sull’attività del Sindaco e della Giunta;
- in una concreta e formale proposta scritta di risoluzione, sottoposta alla decisione su materie di competenza del Consiglio, di una pronuncia o una decisione;
- in proposte di organizzazione della propria attività, assumere decisioni in ordine al proprio funzionamento ed alle proprie iniziative e stabilire impegni per l’azione delle Commissioni e della presidenza;
- disciplinare procedure e stabilire adempimenti dell’Amministrazione nei confronti del Consiglio, affinché esso possa esercitare efficacemente le proprie funzioni;
- in una richiesta di votazione generica da adottare per un certo obbiettivo.
Possono essere generiche o elaborate. Queste ultime, a differenza delle generiche, contengono proposte di soluzioni motivate, documentate e sviluppate nella loro formulazione.
È uno strumento che permette di stimolare l’attività comunale con proposte che provengono dai componenti dell'organo volitivo, in contrapposizione all’usuale iter procedimentale per l'adozione degli atti.
Dalla mozione può scaturire la pronunzia del Consiglio nell’ambito delle competenze per lo stesso stabilite dalla legge e dallo statuto, riferita all’esercizio delle funzioni di indirizzo e controllo politico-amministrativo, alla promozione di iniziative e di interventi da parte del Consiglio o della Giunta nell’ambito dell’attività del Comune e degli enti ed organismi allo stesso appartenenti od ai quali partecipa.
Sulle mozioni possono essere presentati emendamenti o subemendamenti che vengono discussi unitamente alla proposta di mozione, ma votati separatamente.
Alle proposte di mozione si applicano le disposizioni relative alle proposte di deliberazioni in quanto compatibili.
La mozione si conclude con una risoluzione ed è sottoposta all’approvazione del consiglio, nelle forme previste per la votazione delle deliberazioni.
Ha natura di atto di sindacato politico sull’operato dell’esecutivo e tende qualche volta ad incidere, mediante le indicazioni in essa contenute, sull’indirizzo politico di questo escludendosi, quindi, la natura e la forma giuridica propria dei provvedimenti amministrativi anche quando si traduca in una votazione (T.A.R. Abruzzo, Pescara, 20 Febbraio 1991, n. 191).
Non è provvedimento ma atto di indirizzo o di impulso ad agire, anche al di fuori della specifica sfera funzionale dell’organo deliberante. La mozione, infatti, è destinata a promuovere una presa di posizione di un collegio.
Di norma, si estrinseca in una richiesta di discussione (eventualmente di votazione) su un argomento determinato.
A differenza della interrogazione e dell’interpellanza a cui rispondono il Sindaco o l’Assessore delegato dallo stesso, la mozione è diretta al Consiglio comunale che deve esprimersi collegialmente nella forma della deliberazione.
Eventuali condizioni di ammissibilità delle mozioni devono essere indicate nel regolamento per il funzionamento del consiglio.
In assenza di previsioni normative e regolamentari, la possibilità da parte del Presidente del Consiglio di una preventiva valutazione dell’oggetto della mozione, al fine di inserirla o meno nell’ordine del giorno, va esercitata tenendo in considerazione il potere “sovrano” delle Assemblee politiche al quale spetta di decidere, in via pregiudiziale, sull’ammissibilità della discussione sugli argomenti inseriti nell'ordine del giorno.
Un cenno a parte merita la mozione d’ordine, posta durante la seduta del Consiglio comunale, consistente nel richiamo verbale oppure in un rilievo inteso ad ottenere che nel modo di presentare, discutere e approvare una deliberazione siano osservate la legge, il regolamento sul funzionamento del Consiglio Comunale e l’ordine del giorno.
L’interpellanza consiste nella domanda formulata per iscritto che uno o più Consiglieri rivolgono al Sindaco o ad un Assessore delegato dallo stesso per avere notizie sui motivi e gli intendimenti della loro azione su un determinato argomento o una questione di particolare rilievo.
Diversamente dall’interrogazione, l’interpellanza ha carattere preventivo perché non riguarda l’attività svolta, ma mira a conoscere preventivamente le intenzioni dell’amministrazione, oppure i motivi alla base delle scelte da adottare o già adottate, con l’eventuale analisi critica di tali scelte.
Per interrogazione s’intende la domanda rivolta dal Consigliere al Sindaco o all’Assessore delegato dallo stesso (che si identifica, di regola, nell’assessore preposto al ramo interessato dall’istanza di sindacato ispettivo), per ottenere informazioni circa la sussistenza o la verità di un determinato fatto, o in ordine ai motivi ed ai criteri in base ai quali ci si prefigge di operare in merito al raggiungimento di taluni obbiettivi, ovvero se il Sindaco o la Giunta abbiano preso o stiano per prendere una decisione su oggetti determinati.
Trattasi di un atto ispettivo tendente ad accertare la legittimità e la correttezza dell’operato Dell’Amministrazione, o di controllo finalizzato ad ottenere una risposta chiara e inequivocabile ad una domanda formulata in modo altrettanto puntuale; l’interrogazione, quindi, è rivolta ad ottenere dall’Amministrazione conto della sua attività.
Va precisato che, essendo il controllo ispettivo di natura politica, le interrogazioni non dovrebbero di regola avere ad oggetto atti gestionali, di competenza dei dirigenti/responsabili, ma riguardanti questioni di programmazione più ampia.